• El silencio es de mármol. El silencio es la respuesta de todas las preguntas.

  • ¿Existe alguna tierra donde los latidos son los creadores del propio corazón?

  • Será que el infinito es mucho más pequeño si se mira de cerca.

  • Es una tarde roja, amarilla, celeste y esto es cualquier lugar.

  • Que no crezca jamás en mis entrañas esa calma aparente llamada escepticismo.

  • Doy por cierta la sed de infinitud que me espolea.

Alle ordini del vento

Vorrei essere stata discepola di Icaro.

Sarebbe stato bello festeggiare
il matrimonio di Callisto e Melibea.

Mi sarebbe piaciuto essere
un Ittita prima la regina Nefertari
il giovane Werther a Rio de Janeiro
la signora abbagliante di Siviglia
per cui Carmen è stata respinta da Don José.

Avrei voluto essere il giardino del poeta
con il suo albero verde e il suo pozzo bianco
l'ispettore fiscale
con cui Maiakovski parlava.

Mi sarebbe piaciuto amarti. Lo giuro.

Solo che molte volte la volontà non basta.

Canzone della trincea

O Amore, Signore del cielo e della terra
tu chi puoi batterci al tuo piacimento
sul asse iniziale del nostro impulso.

Tu chi governi sopra tutti i viventi
intrecciando un atlante di destini incrociati.

Tu chi sei coronato secondo la tua volontà
e affondi il tuo pungiglione su qualsiasi viscere.

Perché torni da me? Che cosa, vile capriccio?

Perché mi lanci ancora i tuoi cani selvaggi?

Ecco, mio padrone, quel poco che rimane:
la mia pace di vetro
l'emendamento fragile di tranquillità assorbita
il mio mosaico di ferite mal guarite
troppo fresche per essere cicatrici.

Imploro la tua pietà dalla mia crepa
dove si sono fermati la memoria ed il coraggio.

Pensati: ti costerebbe molto poco
concedermi una bulla per misericordia.

Lasci quelli che mi amano, questa passione dovrebbe
solo a me maledire, è giusto.

Ho visto prima come il mio desiderio brucia
nella tua pira ipnotica di dio onnipotente.

Non preoccuparti, io sono sottomessa,
il tuo dressaggio precedente é riuscito:
chi ha perso tutto più volte
riconosce l'onore di una sconfitta.

Resistenza al calcolo

Un silenzio fecondo di ruggiti
accompagna la sera costiera e nuvolosa.
È una spiaggia incontaminata del Pacifico.

Manzanigli di acqua, elicònie giganti
si cullano con la brezza.
D’improvviso, il miracolo:
due pappagalli rossi
oltrepassano la soglia del possibile.

Proprio in quel momento
io sono un marinaio della Santa Maria
che avvista Guanahani dall’albero maestro.
Sono Keats che scopre
l’Omero di Champan.
Gagarin che capisce
la solitudine gelata dello spazio.
Tenochtitlán, Numanzia,
Troia che piange Ettore,
un ordago di Dio,
Edmund Dantès nel vento.

Sono l’attrito di due rami secchi
che accendono un fuoco primitivo.

È facile da capire se esci dal tuo nome.

Sulla Terra, il mistero.
Sono venuta
per essere onda mentre guardo il mare.

Benedetta allegria

Ti confondono con altre, allegria:
ingenuità, semplicità,
candore,
innocenza.
Ti sottovalutano usando diminutivi
surrogato della felicità
eterna sorella povera dell’euforia.

Sembrano non ricordarsi dell’immobile routine,
quando le ostinazioni si svuotano di sangue
e la paura imprigiona come un precipizio.

Non raccogliere il guanto, te ne prego,
dimentica la sfida che l’ignoranza lancia.
Non lasciarci smarriti in mezzo a quale oceano,
senza la tua luce, allegria,
quella di grandi mani
quella che rende l’anima una casa.

Non curarti del rumore delle trincee,
della retorica vana degli opportunisti.
Tu sei il più straordinario distillato di libertà,
l’orgasmo spontaneo dello spirito.

Ben trovata allegria
la pura di sapore
la compiacente
tu che vivi e regni nella limpida linfa
adesso e negli albori di ogni tempo
resta con noi.

Certificato di impronta

Quando il sogno mi recinta come un incudine di piombo
ti ricordo caldo di ossa e di sangue
la tua impalcatura di emergenza compiacente
il tuo denso battito di cuore accanto al mio stomaco.

Perché sei entrato nella mia casa
quando la luce scorreva da est
sei una promessa
un inizio perpetuo
la gioia vergine di ciliegi.

Rimani. Incarni. Fai parte.

All'ultimo momento
brucerai lentamente davanti ai miei occhi
come se mai non sei stato rimosso.

La mosca

Quella mosca che coraggiosa solca
la sonnolenza di fine agosto,
è curiosa e esplora, cerca, indaga,
svolazza vivace verso il cibo,
torna a scrutare,
ed è un’altra e sempre la stessa.

Quella mosca che visse appena ieri e non arriverà all’autunno,
possiede l’adesso e un’ombra fugace,
la sua forzata incoscienza è un infaticabile sforzo,
sottile tenacia dietro la legge della vita.

Quella mosca che indolente si posa
- in una fragile distrazione del destino -
sulla mia coscia al sole, mentre la mia mano
non sa se scomodarsi per cacciarla via,
se dimenticare il suo viavai o zittire la sua esistenza.

Quella mosca sono io
e la mia mano è il tempo.

Con te

Poiché non vive l’anima nelle cose
ma nell’azione audace di decifrarle,
io amo la luce sorella che nutre i miei sensi.

Mille volte ho desiderato scoprire chi sono.

Dopo così tanti nomi,
una così grande traversata verso la mia bussola,
potrei abbracciare la sabbia per molti secoli.
Vedere passare il silenzio e continuare ad abbracciarla.

Non è in me la verità, ogni secondo
è un intento fugace di afferrare l’inafferrabile.
Nessuno possiede la verità, e ancora più lontano
giace dal re che da un medicante qualsiasi.
Se qualcuno sta pensando di raggiungerla
non deve dimenticare questo:
il fuoco è sempre stato presagio di declino
così come l’intensità anticamera dell’oblio.

Quando i miei occhi torneranno all’origine,
chiederò un ultimo dono.
Nient’altro esigo da voi.
Ponete nel mio sepolcro le parole.
Quelle che ho detto mille volte
e quelle che avrei desiderato almeno una volta dire.

Conservate nel mio petto le parole.
Quelle che ho usato per amare,
quelle che ho imparato lungo il cammino,
le prime che ho sentito dalle labbra di mia madre.

Avvolgetemi in esse senza paura,
non temete per il loro peso.
Però, prendetevi cura delle parole con te.
Trattatele con rispetto.
Collocatele
sopra il mio cuore.
Nessuno possiede la verità, però, chissà,
le parole potrebbero generarla.

Forse allora colui al quale dissi con te
e per il quale con te fu tutta la sua abitudine,
si coricherà a mio fianco con tenerezza,
insieme nel vuoto più sacro,
quando l’eternità prende la nostra misura,
quando l’eternità si pronuncia con te.

Agli ordini del vento

Mi sarebbe piaciuto essere discepola di Icaro.
Sarebbe stato bello festeggiare
le nozze di Callisto e Melibea.
Mi sarebbe piaciuto essere
un’ittita al cospetto della regina Nefertari
il giovane Werther a Rio de Janeiro
la luminosa dama sivigliana
per la quale Don José rifiutò Carmen.

Avrei voluto essere l’orto del poeta
col suo verde albero e il suo pozzo bianco
l’ispettore fiscale
col quale Maiakovski conversava.

Mi sarebbe piaciuto amarti. Te lo giuro.

Solo che a molte volte la volontà non basta.

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